Da Cantù all’America, dal 1947 ad oggi, ecco una delle aziende italiane di pipe più famose al mondo. All’origine del successo, la capacità del suo fondatore, Carlo Scotti, di puntare sulla qualità e sull’immaginazione.
La prima pipa Castello nasce il 17 maggio 1947 a Cantù, in provincia di Como, durante un Dopoguerra caratterizzato da un’imprenditorialità capace di abbinare la laboriosità allo spirito creativo. Protagonista del “parto” fu Carlo Scotti, proprietario di una tabaccheria a Chiasso, il punto più a sud della Svizzera, distante circa 20 chilometri dal comune comasco.
L’origine del nome è inimmaginabile, per quanto attinente all'immaginazione. Il logo delle pipe Castello raffigura per l’appunto una fortezza, ma è qualcosa di molto meno materiale ad aver dato il nome al marchio. Sarebbero infatti i proverbiali “castelli in aria” ad aver dato forma al brand, per raffigurare l’ambizione che Carlo Scotti aveva per le sue pipe. Ambizione che, come avremo modo di vedere, ha avuto il potere di rendere reale il sogno.
L’azienda, come detto, si trova a Cantù e anche questa scelta è frutto di una spinta innovativa e immaginifica. Nonostante a Scotti fosse stato suggerito di dare il via alla propria impresa nel Varesotto, già ricco di fabbriche che lavorano il legno e piccole imprese impegnate nella produzione di pipe, il fondatore della Castello volle distinguersi anche geograficamente da una concorrenza meno artigianale e più quantitativa.
La figlia Savina e il genero Franco Coppo proseguono oggi l’opera artigianale cominciata da Carlo Scotti oltre settant’anni fa.
Invenzioni e “stile Castello”
Lo stile deve essere “alto”, capace di confermare lo standard qualitativo associato all’artigianato italiano. La tradizione delle pipe, però, viene da altrove ed è probabilmente per questo motivo che i primi prodotti sono classiche “inglesi”.
Subito, però, l’innovazione delle pipe Castello si mostra in tutta la sua potenza. Sono due gli elementi nuovi che hanno fatto “scuola”. Il primo - e più importante - è il bocchino in metacrilato (noto ai più come plexiglass), che Scotti fa arrivare dalla Vetrocoke Cokapuania di Porto Maghera. La seconda innovazione è il tubetto di paglia inserito nel bocchino. Qui c’è un “dietro le quinte” utile a spiegare la personalità del fondatore della Castello. Scotti, contrario all’uso dei filtri, dovette fare i conti con la richiesta insistente della clientela, che invece li richiedeva. Tornando a casa, passò per un campo di grano, strappò uno stelo e lo inserì nel cannello. Dopo brevettò l’invenzione del tubetto di paglia per tenere pulito l’interno della pipa.
Le pipe Castello hanno davvero successo quando si delinea uno stile originale. Negli Usa dei primi Anni Cinquanta va per la maggiore il “caminetto”, ossia la pipa con il fornello alto e nero. Con il tempo la ditta apre una succursale negli States e intanto si afferma gradualmente anche altrove.
Finissaggi Castello
La lunga storia della Castello ha prodotto diverse linee, in base soprattutto al finissaggio, ossia al trattamento finale che riceve la pipa.
- la Sea Rock Briar, che - come da nome - riproduce visivamente sul vaso le onde del mare;
- altre rusticate sono le Natural Vergin;
- l’Old Antiquari, un sabbiato prodotto da un getto di aria con polvere di corindone;
- Lucido, che è un finissaggio liscio, ma con la particolarità che la “corona” appare irregolare e ruvida per un sapiente lavoro di abrasione. Alcune sono raccolte nella Collection, ma è lucida anche la Perla Nera, benché non trattata da abrasione;
- le Trade Mark, sotto cui si raccolgono tutte le pipe in classico Rosso di Castello, che nel tempo ha cambiato tonalità;
- le “Castello” in senso proprio, grazie alle quali si rivivono lo spirito e le forme delle pipe bionde nate nel Secondo Dopoguerra.
- Negli Anni Sessanta nasce - ed è molto apprezzata - la Castello Collection Fiammata, che, come da nome, si caratterizza per la sua radica “fiammata”.
- Nel decennio successivo nasce la collezione Greatline, oggi abbandonata, ma che ha permesso di creare un’ulteriore linea estremamente rara: la Greatline Fiammata.
- Nella Collezione “Preziosa”, nata nel 1990, rientrano le pipe Castello con innesti di pietre semi-preziose.
- L’ "Occhio di Pernice" è concepito negli Anni Ottanta e dal 2003 è classificato con la "K" della scala classica della Castello.
- Epoca nacque negli Anni Sessanta ed è oggi una collezione abbandonata. Ciononostante la più recente Flame (2000-2003), che raccoglie le creazioni più singolari, rappresenta un’evoluzione di quella linea.
Il marketing della ditta
Le capacità “pubblicitarie” di Scotti giocano a favore del successo. Un piccolo foro riempito di stagnola e coperto di plexiglass fa nascere il mito della pipa con il diamante o il cristallo all’interno.
Saper fare marketing, vuol dire anche capire quando lasciar correre. Così, senza confermare né smentire, si diffonde la voce secondo cui le pipe Castello sono buone sin dalla prima boccata grazie a un legno di radica speciale, proveniente dalla Liguria e trattato secondo una tecnica segreta. Va detto che il legno adoperato è realmente di altissima qualità, trattandosi di una radica extra-extra stagionata almeno 10 anni.
Il grande valore della Castello, però, è un altro. L’approccio artigianale impone un limite stringente alla produzione di pipe. L’azienda punta sulla qualità e Scotti vuole poter controllare le pipe personalmente. La capacità produttiva è di sole 4.800 unità all’anno, ossia 400 al mese. Ciò alimenta anche l’impressione di scarsità del prodotto, ossia che sia difficile da reperire. In più, da sempre l’azienda si avvale esclusivamente di pochi e selezionati punti vendita nel mondo. Ecco perché le pipe Castello possono davvero diventare difficili da trovare.